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Anna e la sua nuova vita in Cina

Pubblicato il 03-04-2023

Anna è un'ex studentessa dell'Università Ca' Foscari che nel corso degli anni ha coltivato un profondo legame con la Cina, grazie al dragon boat e alla conoscenza di una nuova città dall'altra parte del mondo: Suzhou. Questa è la sua storia.

Ciao Anna, ci racconti in breve la tua esperienza a Ca’ Foscari?

Mi sono laureata nel 2016 in Lingue, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa Mediterranea e ho proseguito con la Magistrale in Lingue, Economie e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa Mediterranea, laureandomi nel 2018.

Come sei arrivata in Cina?

Durante il mio ultimo anno ho avuto l’opportunità di lavorare con Ca’ Foscari presso il loro Ufficio in Cina, a Suzhou. È stata una strada inaspettata ma naturale. Non ero impostata su un percorso lavorativo certo o un settore in particolare e mi piaceva l’idea di rimanere a “casa”, ma allo stesso tempo cambiare contesto geografico e socioculturale: così ho deciso di intraprendere la mia prima esperienza lavorativa all’estero.

Era la prima volta che viaggiavi in Cina?

In realtà ero già stata a Suzhou (Jiangsu) nel 2015 per un programma di volontariato tramite AIESEC. Grazie a quel viaggio ho potuto conoscere la città e le sue bellezze, portandomi al mio ritorno in Italia una bellissima esperienza e preziosi ricordi (sono ancora in contatto con alcuni amici nel mondo che ho conosciuto in questo programma). Poi sono tornata a Suzhou nel 2017 con la squadra veneziana di Dragon Boat alla quale partecipano studentesse e studenti di Iuav e Ca’ Foscari. La squadra agonistica universitaria è stata come una famiglia per me che ero fuori sede, mi ha portata in giro per l’Italia e il mondo a fare gare e mi ha anche aperto le porte dell’Ufficio Sport, ora sotto l’Ufficio Promozione Culturale.

A proposito di Dragon Boat: le città di Venezia e Suzhou sono accomunate da un elemento: l’acqua.

Sì, esatto. Praticare la voga veneta è un’esperienza unica al mondo. Il fatto che abbia imparato una disciplina tradizionale cinese, il Dragon Boat, durante la mia vita a Venezia, è stato come ritrovare le mie radici. Anche l’opportunità di tornare a Suzhou per la festa del Dragon Boat è stata simbolica nel mio personale percorso di riscoperta della cultura cinese. Le città di Venezia e Suzhou sono gemellate da più di 40 anni e questo evento sportivo fa parte del programma di scambio tra le due città per approfondire questo loro stretto vincolo.

Per quanto tempo hai lavorato con Ca’ Foscari a Suzhou?

La mia esperienza presso l’ufficio a Suzhou è durata un anno, che devo ammettere non è stato privo di difficoltà, ma anche di soddisfazioni. Mi sono occupata di diversi progetti, forse anche troppi vista la mia inesperienza, ma ho imparato molto. Tra le varie attività di cui mi sono occupata vi erano i programmi di scambio e ricerca tra professori di vari dipartimenti di Ca’ Foscari e della Soochow University, ho anche partecipato attivamente a uno dei progetti di ricerca. C’era poi la parte di promozione di Ca’ Foscari verso gli studenti interessati ad andare a studiare a Venezia e il corso di lingua italiana offerta da Ca’ Foscari nelle aule della Soochow University, dove ho aiutato a gestire l’organizzazione del soggiorno delle insegnanti venute dall’Italia e ho dato supporto agli studenti del corso. Ho partecipato anche ai lavori di preparazione della mostra organizzata per celebrare il 40° anniversario del gemellaggio tra Venezia e Suzhou. Purtroppo, il Covid ha impedito che questo progetto si realizzasse nel modo in cui era stato inteso inizialmente.

Purtroppo, però, il mondo si è fermato a causa della pandemia. Hai avuto molti disagi a causa del Covid?

Al termine dell’esperienza all’Ufficio Ca’ Foscari in Cina sono entrata in contatto con vari italiani che lavorano a Suzhou e ho iniziato a lavorare per una ditta che si occupa di pannelli fotovoltaici. A causa della chiusura delle frontiere cinesi, sono rimasta in Cina per due anni senza poter rientrare in Italia. L’anno più duro è stato sicuramente il 2022 perché in Cina abbiamo avuto un lockdown dopo l’altro. Potevamo fare tamponi gratis sotto casa ogni giorno e automaticamente si caricava il risultato del referto nella app Alipay, che serviva per entrare negli edifici e mezzi pubblici. Fare un tampone era veramente più facile di prendersi un caffè, ma allo stesso tempo, se risultavi positivo o se la tua città aveva dei casi positivi, la vita diventava un inferno.

Adesso com’è la situazione?

Fortunatamente credo che ormai possiamo considerarlo un capitolo chiuso. La situazione ora si è normalizzata e non ci sono più le casette sotto casa per fare i tamponi, le guardie che controllano che tu abbia il referto fresco di 48 ore per entrare in ufficio o nel ristorante, e la gente finalmente può tornare a viaggiare. Non è stato facile, soprattutto per gli stranieri che vivevano in Cina, molti hanno lasciato la Cina proprio per tutte queste restrizioni.

I tuoi progetti per il futuro? La tua vita continuerà in Cina?

Rimarrò ancora per un po’ in Cina, dove sto cominciando anche a creare una Famiglia con la F maiuscola.